mercoledì 28 marzo 2012

Kurt Schwitters e il suo Edificio del Commercio

Kurt Schwitters, Collage
Fra i dadaisti più dadaisti del periodo del dadaismo, mi si scusi il bisticcio di parole, il più dadaista fu certamente Kurt Schwitters.
Kurt Schwitters non era un dadaista, non partecipò alla fondazione del movimento, ignorò il "Cabaret Voltaire" di Zurigo, eppure fu il più "dadaista dentro" di tutti.

Fu arruolato nel gruppo dall'entusiasmo di Hans Harp per i suoi lavori, anzi "Merzbild" come li chiamava lo stesso Schwitters.
Il pittore tedesco era di Hannover. Mentre gli altri gruppi dadaisti tedeschi si erano radunati a Colonia e a Berlino, Schwitters rimase un isolato nella sua città, non arruolò nessuno, almeno personalmente, per formare un gruppo dadaista

Schwitters era un solitario, preso come era dalla sua ricerca artistica personale, la sua identificazione con l'arte arrivò quasi alla follia dove non si distingueva più l'arte dalla vita.

Si dice che la parola "Merz"  sia una contrazione che deriva da "Kommerz" (commercio), "Schmerz" (paura) e il verbo "ausmerzen" (rifiutare). Schwitters  assembla gli oggetti "rifiutati" come un raccoglitore delle scorie del consumo: biglietti, vecchie foto, pezzi di vari materiali, i residui del commercio umano, ormai senza più una funzione precisa nella realtà.

Merzbild n. 46 (1921)

Un divertente aneddoto è quello che fu narrato da Hans Harp. Quando portò, per la prima volta, Schwitters a Parigi per incontrare i dadaisti francesi. Seduti ad un caffè sulla Senna d'improvviso André Breton chiede se tutti sentissero la puzza che lui sentiva.
Era Kurt Schwitters che stava raccogliendo, nella capitale francese, i componenti dei "Merzbild", i rifiuti urbani parigini. Ovviamente lo snobismo di Breton non poteva capire come Schwitters vivesse l'arte.
Dopo la frequentazione saltuaria dei dadaisti berlinesi e quelli di Colonia e la partecipazione alle Fiere Dada, Schwitters inizia la sua opera più impegnativa: il "Merzbau".

Questa grande opera, andata purtroppo distrutta in un bombardamento del 1943, è stata la prima istallazione della storia dell'arte moderna.
Kurt Schwitters iniziò a costruire intorno e dentro la propria casa, lasciando libero soltanto lo studio, una grossa opera mista di vari oggetti, travi, opere di artisti amici.
La prima "pietra" del Merzbau fu messa nel 1915.

Kurt Schwitters, Merzbau (1915-1936)
Il "Merzbau" (Bau = costruzione), è un vero e proprio monumento, un insieme di oggetti, principalmente in legno, s'inerpicano per la casa di Schwitters ad Hannover. Lentamente diventa il suo eremo, la quintessenza del "Merz", che esce fuori da qualunque supporto artistico e si fa vita. Il Merzbau è in continua costruzione, e come le opere effimere non avrà lunga vita.

Non potremmo più capire veramente di cosa si trattasse se non fossero rimaste delle vecchie foto in bianco e nero.
Di recente l'istallazione è stata ricostruita nel museo di Hannover.
Il Merzbau è l'opera più grande di tutto il periodo Dada (anzi era).
Le istallazioni odierne nascono, anche involontariamente, dal Merzbau ma non riescono a imitarne la monumentalità, né lo spirito.

L'istallazione contemporanea ha una vita effimera, in genere legata ad un solo museo o una mostra.
Il Merzbau invece è un assemblaggio continuo di opere che diventano parte integrante della casa (ma soprattutto della vita) di questo artista tedesco fuori dalle righe. Per Breton anche un po' "bordaline".
Mentre Hans Harp ne fece un suo modello, e forse per primo capì il dadaismo inconscio delle sue opere.
Marcel Duchamp, Orinatoio, 1917

Il celebre orinatoio di "R. Mutt" (ovvero Marcel Duchamp) è stato forse uno dei primi esempi di recupero "artistico" di un oggetto della quotidianità. E' bastato rovesciarlo per fargli perdere quello che Baudrillard chiamava  "valore d'uso" per trasformarlo in "valore simbolico" e da lì in un'opera d'arte.


Schwitters adotta lo stesso metodo, trasformando gli oggetti di uso quotidiano in oggetti artistici. Ma se Duchamp, nel caso dell'orinatoio, si limita a rovesciarlo, quindi a fargli perdere la sua funzione originale, Schwitters invece assembla gli oggetti, anche i più disparati, per distruggere la realtà quotidiana e trasformarla in "altro". La sua diventa una de/strutturazione della società dei consumi e dei suoi oggetti inutilizzati, o meglio non più utilizzabili nella loro funzione primigenia. La realtà in Schwitters si trasforma e si ri/struttura in una, cento, mille favolose opere d'arte.

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