martedì 22 maggio 2012

Arte e letteratura in...Movimento

Andrea Pazienza, Pippo sballato
Ogni secolo, ogni situazione estrema ha creato i suoi "poeti maledetti". La Bohème francese e gli Scapigliati italiani, in particolare Igino Ugo Tarchetti, ne sono un esempio, così come sono esemplari gli artisti della decadenza Rimbaud, Verlaine, Baudelaire e l'irlandese Oscar Wilde.
Con le Avanguardie Storiche poi l'artista abbraccia la provocazione senza che per questo non debba essere considerato artista a tutti gli effetti.
Penso in particolare agli "outsider" come Majakovskij, Schwitters (di cui abbiamo già parlato), Antonin Artaud, Jean Genet e numerosi altri diffusi in tutta Europa e nelle Americhe.
Venendo cronologicamente più prossimi ai nostri tempi l'arte si disintegra e si ricompone, si passa dal classicismo alla provocazione pura e nonostante il binomio in apparenza contraddittorio, l'arte negli anni '70-'80 prende una sua strada particolare. I figli della Pop Art delle immagini ossessive di Andy Warhol, la decomposizione della società consumistica di Rauschemberg e i fumettoni di Roy Liechtenstein, trovano in ambiente italiano la risposta nel Postmoderno, per la pittura, e nel mondo dei fumetti dove si affermano veri e propri artisti, senza se e senza ma (come si dice in troppe occasioni oggi).
Andrea Pazienza fu forse il più grande e il più creativo, ma Stefano Tamburini e Tanino Liberatore si affermarono con il personaggio esemplare di questa generazione di artisti del fumetto: Ranx Xerox.
Tamburini-Liberatore, Ranx Xerox e Lubna

Come nelle più allucinanti storie Philip Dick e altri scrittori "maledetti" del Cyberpunk, Rank Xerox (il nome cambiò in seguito ad un esposto dell'omonima ditta produttrice di fotocopiatrici la "k" di Rank divenne Ranx) vive in una Roma futuribile divisa in livelli sovrapposti, un po' come i cerchi dell'Inferno di Dante. Ovviamente più si scende e più la società è decomposta, violenta e "borderline".
Sicuramente Gabriele Salvatores prese spunto da questo fumetto per creare uno dei suoi film più "sognanti": "Nirvana".
Tamburini non si fermò di fronte a nessun taboo della nostra società anzi con il personaggio di Lubna li infranse tutti o quasi.
Lubna è un'adolescente, eroinomane e molto proclive al sesso nonostante la sua giovanissima età, una Lolita del futuro. Quindi Ranx Xerox, innamorato della piccola Lubna è, a suo modo, una specie di pedofilo.
Stefano Tamburini si fece aiutare per le prime strisce, nel 1978, da Andrea Pazienza, ma in seguito, dopo il 1980, il suo collaboratore fisso fu Tanino Liberatore.
E fu proprio Liberatore che dette forma al muscoloso androide "coatto" che oggi conosciamo. Con la morte di Tamburini nel 1985 anche il suo personaggio si spense poco a poco, il cervello cibernetico si fermò per sempre.
Ma se Tamburini aveva inventato il prototipo del giovane proletario rivoluzionario della fine degli anni '70, il vero bardo del Movimento fu certamente Andrea Pazienza.
I suoi personaggi sono diversi dall'androide di Tamburini, più realisti, più legati all'attualità. In maniera particolare Penthotal, ma anche Zanardi e i suoi compagni di università ed infine Pompeo.
Queste tre figure attraversano la fine degli anni '70, i primi anni '80 e l'alba degli anni '90 con il problematico e filosofico Pompeo, la cui storia fu pubblicata nel 1987, un anno prima della morte del suo autore.
L'arrivo e la dipartita di questi due genii del fumetto artistico, la loro parabola di vita e infine la loro prematura morte si possono inquadrare, usando le parole di un altro morto eccellente: Pier Vittorio Tondelli, nella genialità e disperazione del Movimento del '77.
Andrea Pazienza, Le straordinarie avventure di Penthotal

Dice Tondelli parlando di Pazienza:
Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente, chiameremo quella "del '77 bolognese"
(Andrea Pazienza 1988 in "Un Weekend postmoderno")
Tondelli, anche lui di quella generazione e dello stesso ambiente, forse aveva intuito, o forse no, che sarebbe stato il prossimo martire dello stesso destino, la genialità e la follia del Movimento del '77. Morirà infatti nel 1991.
Il fumetto d'autore si era già diffuso sin dai primi anni '70 da artisti di buon calibro come Hugo Pratt, Milo Manara e Guido Crepax, ma l'arrivo di Pazienza scardinò le linee pulite e la continuità del disegno.
Pazienza s'affidava ad intrecci stilistici diversi, talvolta nella stessa tavola. I suoi personaggi passavano tranquillamente dalla caricatura al puro realismo. Spesso le sue tavole erano dei veri e propri quadri. Altre volte suggerivano stile e personaggi altrui. Fanno spesso pensare a Magnus, ma anche ai fumetti underground del situazionismo francese come quelli di Max Capa.
I mostri di Capa, e i suoi corvi parlanti, riempiono le notti e gli incubi di Penthotal. Ma che ruolo gioca la letteratura in tutto questo?
Max Capa, Puzz 1975
Pazienza è anche un genio della parola, lo slang parlato dai suoi personaggi è misto di generazionale e arcaico.
Generazionale in quanto riporta, come un antropologo il linguaggio dei giovani del Movimento, i dubbi e le passioni.
Arcaico perché inframezzato da una lingua antica e oscura, una specie di pugliese (la sua lingua madre) riadattato a situazioni di conviviale sconvolgimento a base di marijuana e LSD, nei primi tempi, sempre più eroina con l'inizio degli anni '80.
Diceva Allen Ginsberg nel suo "Diario indiano" che troppo spesso i fanatici della Beat Generation non superavano il confine tra le droghe pesanti e la spiritualità, amavano le traversate del continente a forza di anfetamine, il mondo tossico di William Burroughs, ma non apprezzavano la ricerca spirituale e poetica dei romanzi e delle poesie scritte dagli artisti beat.
La stessa cosa dobbiamo fare con i fumetti della generazione del '77, godere della loro bislacca poeticità da "artisti maledetti" e accogliere il "lato oscuro" come una bella rappresentazione, in negativo, di quegli anni.
La lingua di Pazienza è una lingua "oltre", una specie di esperanto, ma ben compresa dalla sua generazione, la generazione del trasversalismo, quella di A/traverso e Zut, una generazione antipolitica, anzi spesso anche troppo politicizzata. La generazione delle prime radio libere, quando i media sono stati, per la prima volta, al servizio del contro/potere e non del potere.
Anche se mancavano i social network e you tube, non esisteva il variegato mondo di internet, fu quella generazione che per la prima volta usò il "medium" come diceva Mc Luhan, trasformandolo in messaggio, anzi in messaggio rivoluzionario.
La lingua di Andrea Pazienza

Si diffusero in maniera esponenziale le Fanzine, i giornali di Movimento, che sino a quel momento erano rappresentati soltanto da "Re Nudo", e poi la diffusione delle telecamere portatili e delle cassette audiovisive, insieme alle radio, fecero il resto.
Nacquero esperienze dadaiste come gli Indiani Metropolitani, gruppi rock e cantautori vicini al Movimento come gli Skiantos (sempre in area bolognese), Gianfranco Manfredi e Ricky Gianco.
Anche la letteratura ne fu altrettanto influenzata, nacque la prosa rockkettara di Tondelli, quella di Movimento di Enrico Palandri, e poi di Bifo con il suo libro "Chi ha ucciso Majakovskij?"  e nacquero apposite case editrici come la "Squi/Libri" che pubblicò i testi del movimento trasversalista.
Quella del '77 fu una generazione distrutta dall'eroina e dal terrorismo, ma dietro a sé lasciò una grande eredità e artisti come Tamburini, Pazienza e Tondelli, ma fu probabilmente l'ultimo sussulto dell'underground italiano.



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