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giovedì 26 aprile 2012

Il Savoia disse: "Delenda Florentia"

"L'ANTICO CENTRO DELLA CITTA'
DA SECOLARE SQUALLORE
A VITA NUOVA RESTITUITO"
A Firenze nel corso dei secoli, sono stati costruiti vari archi di trionfo. Probabilmente sin dal tempo della Florentia romana, anche se non abbiamo testimonianze archeologiche. Sicuramente il Rinascimento costruì molti archi trionfali, soprattutto nel periodo mediceo, ma la maggioranza di questi erano apparati effimeri. Quasi che i Medici presagissero il loro passaggio nella città, ma non come ultima dinastia. Chissà comunque non ci sono rimasti archi del loro passaggio, ma in compenso hanno arredato la città con ben altri monumenti.

Il primo proprio e vero arco trionfale fiorentino è quello che fu costruito per l'arrivo del nuovo granduca Francesco Stefano, il primo dei Lorena salito al trono del Granducato nel 1737.
Un tempo l'arco troneggiava davanti alla porta medievale di San Gallo. Dopo l'abbattimento delle mura cinquecentesche intorno alla porta, l'arco non ha più ragione d'essere, si trova al centro di una piazza senza un vero perché urbanistico.

Ma chi ha compiuto questo obbrobrio? E perché?
Forse la presenza di un ulteriore arco trionfale, quello dei Savoia che incornicia la piazza, oggi detta della Repubblica, dedicata al re galantuomo, ma che con Firenze fu tutt'altro che tale, ci fornisce la spiegazione.
Anche la piazza dedicata a Vittorio Emanuele non aveva un senso urbanistico preciso. Aveva soltanto distrutto l'ex Ghetto, ma anche le ultime vestigia della prima urbanizzazione romana distruggendo l'incrocio tra il cardo e il decumano maximo.
Ghetto, Torre degli Armieri

L'arrivo della sciagura si compie nel 1856 quando disgrazia vuole che Firenze venga eletta come capitale, transitoria, del Regno d'Italia.
Firenze ebbe uno stravolgimento come mai era più successo dopo l'arrivo dei Lanzichenecchi nel 1530. Ma almeno loro si limitarono a saccheggiare la città. I Savoia, o chi per loro, si lasciarono dietro molte vittime, soprattutto chiese medievali.
Firenze, come moltissime città italiane, è un microcosmo, un ambiente dall'equilibrio precario, quasi un'oasi.
Alla Florentia romana si è sovrapposta la medievale, accanto alla medievale è nata quella rinascimentale.
Nessun secolo posteriore, nessuno stile né il Barocco né il Rococò, ha contaminato le linee pure albertiane e brunelleschiane della città. Certo bisogna anche pensare che dopo più di un secolo ormai i Lorena erano fiorentini, questi nuovi padroni invece no, ed a Firenze c'erano di passaggio. Purtroppo non è stato un passaggio indolore. La massima lasciata sull'arco della vergogna recita: "L'antico centro della città / Da secolare squallore / A nuova vita restituito".
Secolare squallore?
Certo che questi regnanti che venivano da squallide borgate di montagna, come potevano apprezzare il "secolare squallore" del Ghetto e del Mercato Vecchio? Loro ancora vivevano nel Medioevo.
Purtroppo l'abuso durò molto tempo, anche troppo e dopo il trasferimento della capitale a Roma, nel 1871, continuò per tutto il periodo umbertino.
Giovanni Stradano, Piazza del Mercato Vecchio
 (seconda metà del XVI secolo)
Una parte della città scomparve veramente, per lasciare posto a giganteschi, quanto inutili, loggiati sproporzionati rispetto all'arredamento urbano delle viuzze medievali che costeggiano l'ex ghetto fiorentino.
Per ritrovare un simile scempio bisogna aspettare la distruzione del Borgo della Spina a Roma, cancellato per farne un brutto monumentale stradone che distrusse anche il senso scenografico del Colonnato di Bernini: via della Conciliazione e vogliamo parlare di via dei Fori Imperiali?
Ma quel poveretto era un maestro di scuola che ne capiva di urbanistica? Ma i Savoia non hanno dimostrato questa grande preparazione in questo senso e invece di usare la livella, per nuove realtà o cambiamenti urbanistici, hanno usato la ruspa a Firenze. E tutto ciò per restituire vita all'antico centro e spazzando via il secolare squallore.
Sicuramente il Ghetto fiorentino non era meglio degli altri ghetti di altre città italiane. I fiorentini di religione israelita si erano, per secoli, stretti intorno a questo labirinto di viuzze. Ma l'esplosione demografica aveva inventato un ghetto dalla conformazione particolare. Per la prima volta le case sono costrette ad andare in verticale anziché in orizzontale. Gli ebrei fiorentini che scoppiavano dentro il ghetto e cominciarono a costruire dei piccoli grattacieli.
Fabio Borbottoni, Ghetto (fine XIX secolo)

In poco tempo la città si trasforma e il ghetto, col suo mercato, la Colonna dell'Abbondanza (che segnava il centro dell'antico "castrum" da cui si è evoluta la città) diventano paesaggi urbani e popolari, pieni di persone come nelle tele di Telemaco Signorini, o paesaggi quasi metafisici come nelle tele di Fabio Borbottoni.

Grazie ai pittori e le foto degli Alinari, possiamo respirare ancora l'aria popolare del centro medievale della città e gustarsi la visione delle secolari.stratificazioni della città di Dante.
Poi sono arrivati i Savoia e hanno trattato la città come un banco di prova per l'inserimento delle loro novità urbanistiche. Insomma hanno preso Cartagine e l'hanno distrutta per ricostruire una nuova Cartagine a loro immagine e somiglianza: cioè brutta. Anche se Firenze è difficile diventi brutta, neanche i barbari piemontesi ci sono veramente riusciti, ma diciamo che ce l'hanno messa tutta.



domenica 18 marzo 2012

Piazza della Signoria di rosso vestita

Anonimo XV secolo, Esecuzione di Savonarola
Piazza della Signoria a Firenze è fra le piazze principali d'Italia una di quelle dall'architettura più strana.

In effetti non è nemmeno una vera piazza ma un insieme di due (tre se contiamo il Piazzale degli Uffizi) piazze contigue.
Il perché è noto agli storici. Dopo la vittoria dei Guelfi, nel 1268, le case e le torri dei Ghibellini che si trovavano nei pressi di quello che diventerà il Palazzo dei Signori e che erano ben 36, furono demolite creando uno spazio artificiale.
Questo fu forse il primo intervento urbanistico su grande scala dopo la fondazione di Florentia nel 59 a.C..

Al tempo della colonia romana lo spazio della futura piazza era sicuramente edificato, e dominato dalla facciata e i "fornices" del teatro che occupava tutta la piazza sottostante. La cancellazione radicale di una parte della città medievale sovrapposta a quella romana aveva inventato di sana pianta una nuova piazza. Questo spazio divenne parte integrante di quella già esistente davanti al Palazzo Vecchio, dandogli così una curiosa forma ad "L".

Questo spazio inusuale divenne il banco di prova per i pittori in cerca di esperienze paesaggistiche urbane che mettessero in luce la loro perizia prospettica. Una vera prova del nove per il pittore prospettico di professione.
Ma mai né Paolo Uccello (il vero fanatico della prospettiva) né altri campioni del genere come Masaccio o Piero della Francesca, per quanto ne sappiamo, si cimentarono nella visione prospettica della piazza più importante di Firenze.

Fu invece un, ancora anonimo, pittore, sul quale a mio avviso l'influenza dell'opera di Paolo Uccello non è sconosciuta, che fece la prima prova (dopo il 1498) di una veduta prospettica della piazza.
Naturalmente sulla tela non mancano gli aggiustamenti per dare una visione che corrisponda ai canoni della pittura prospettica. In primis l'allargamento della strada, oggi chiamata Borgo de' Greci, che in realtà è, ed era, molto più stretta e non così perpendicolare come sulla tela, della quale costituisce il punto di fuga.
Piero della Francesca, Flagellazione

Ma al di là di questa digressione storico-urbanistica, ci interessa la pavimentazione della piazza al tempo dell'esecuzione del probo, ma anche un po' fascista, Fra Girolamo Savonarola da Ferrara. Il tema è più funzionale alla perizia del pittore di rappresentare l'intera piazza che per l'avvenimento rappresentato. Ma questo ci offre uno spunto per scoprire la data del dipinto. Il termine ante quem è il 23 maggio 1498 giorno dell'esecuzione del frate.
Cosa vediamo in basso? Il pavimento della piazza è rosso con grossi quadrati dai contorni bianchi. Pensandoci bene anche in altre opere come nella "Flagellazione" di Piero della Francesca compare lo stesso motivo nella piazza antistante il palazzo dove avviene l'episodio evangelico, infatti il pavimento del Tempio segue un altro motivo dividendo con una parete invisibile, l'interno dall'esterno dell'edificio.
Francesco Granacci, Ritratto di gentiluomo

Naturalmente quello della Flagellazione è costruito su una visione irreale del luogo in cui si svolge l'azione e il pavimento rosso con quadrati bianchi è funzionale alla visione prospettica del quadro.
Dunque una Gerusalemme "fantastica" con un motivo pavimentale atto a mettere in risalto la bravura del pittore di Borgo San Sepolcro.
Partendo da questo dato, e vista l'impressionante similitudine fra le due tecniche, si deve pensare che il pittore anonimo della veduta di Firenze usa lo stesso escamotage per ottenere lo stesso risultato: una scatola prospettica.
Ma tornando alla pavimentazione, il cotto di Piero della Francesca ornava veramente la piazza dei signori di Firenze?
Per alcuni è verosimile.
Altri dipinti e affreschi lo testimonierebbero, come quello del "Ritratto di Gentiluomo" di Francesco Granacci.
Ma anche il pittore fiorentino aggiustò un po' la via di fuga allargando quello che Vasari farà diventare il Piazzale degli Uffizi.
Oppure su un'altra veduta di Anonimo del '500 si vede ancora la piazza con il pavimento in cotto. Ma osservando bene in questa veduta la scatola prospettica si è ridisegnata, magari perché nel frattempo era stato inserita la Fontana del Nettuno.


Anonimo XVI secolo, Festa degli omaggi
Venendo ai nostri giorni, quel simpaticone del "jovane sindaho" Renzi ha riproposto la, già bocciata negli anni '80, brillante idea di ricostruire la piazza "com'era" con bei lastricati di cotto dell'Impruneta, contornati (probabilmente) da listelle di marmo bianco (magari di Carrara).

Matteo Renzi è il nuovo Petrolini del "Nerone", ha deciso che ricostruirà Firenze "più bella e più superba che prìa"..."Bravo!"..."Grazie!".

Perché fermare un monumento nel tempo come la pavimentazione di una piazza storica e trasformarla in qualcosa che forse era, ma non ha più ragione di essere, visto che da Savonarola in poi si sono aggiunti dei monumenti in piazza?
La grossa fontana dell'Ammannati del Nettuno (conosciuto a Firenze come" i'Bbiancone") ostruisce quello che era il punto di fuga (inventato) del quadro dell'Anonimo. Oggi non siamo più di fronte ad una possibile scatola prospettica, piazza della Signoria è una piazza che si è costruita e distrutta da sola e poi nuovamente ricostruita.

Matteo Renzi, Imperatore di Firenze
Già negli anni '80 era stata fatta una proposta simile, poi fu, grazie a dio, bocciata e fu restaurato il lastricato in sanpietrini messo là dai Lorena nel '700. Ho letto di recente che la proposta è stata gradita da Vittorio Sgarbi, un motivo in più per non appoggiarla.

Ma non è lo stesso Matteo Renzi che voleva fare, finalmente dopo secoli, la facciata della Basilica di San Lorenzo? Il poverino non sta bene. Dopo lo scempio del Ghetto durante il "Risanamento" sabaudo, il piano "Poggi" per l'abbattimento delle mura cinquecentesche, quello di parte del quartiere medievale di Santa Croce durante il fascismo e l'abbattimento di 5 ponti su 6 da parte dei tedeschi, la città ha dovuto troppo spesso curare le sue ferite.
Forse a questa povera città andrebbe dato un po' di respiro. Una piazza Signoria in cotto rosso è come la facciata ottocentesca del Duomo: la rovina della parte più importante di questo monumento dopo la cupola e il campanile.
Giovanni  Stradano, Il Duomo prima della "cura"

La cura ha decisamente ucciso il malato, nel caso della facciata del Duomo di Emilio De Fabris iniziata nel 1876. Ma Firenze purtroppo in quel periodo andò incontro a sorti avverse per sua conservazione. Gli ultimi sovrani toscani di nascita avevano lasciato il posto a degli stranieri. Gente strana che balbettava a fatica la lingua del padre Dante.
Il peggio era che questi piemontesi avessero scelto per residenza proprio Firenze.

Arruolarono i distruttori della città fra gli urbanisti celebri del tempo. Giuseppe Poggi fu il nostro Valadier. Purtroppo tra i due c'era un abisso. Se Valadier è riuscito a non distruggere l'armonia di Roma, pur con grossi interventi come a Piazza del Popolo, il più modesto Poggi ha usato la ruspa per costruire la sua visione di una Parigi in scala, percorsa da grandi boulevard, iniziando con l'abbattimento delle mura cinquecentesche.

Duomo dopo la "cura"
Anche un cittadino qualunque avrebbe capito se c'è un reale bisogno di questi viali, perché non costruirli lungo le mura invece che abbattendo le stesse? Ci sono tante città con le mura integre affiancate da viali di circonvallazione (Lucca ad es.).

Se sono contrario alle sovrapposizioni tardive, sono tutt'altro che favorevole agli smembramenti para-filologici. Peggio che peggio i falsi storici.
Una bella piazza della Signoria in cotto dell'Impruneta, praticamente una versione reale delle pavimentazioni prospettiche di tanti pittori del '400 e '500, praticamente un palcoscenico all'aperto e un cazzotto in un occhio a chi ama il "naturale" evolversi di una piazza e una grossa offesa alla nostra intelligenza.
 Un po' come se oggi volessimo ricostruire le mura "del Cinquecento" della città. Ma non raccontatelo a Renzi, magari ci fa un pensierino....perché risorga più bella e più superba che prìa.