sabato 10 marzo 2012

I pittori italiani alla corte dei Wittelsbach

Alessandro Scalzi, Narrentreppe, Landshut
Tra la metà e la fine del XVI secolo, un certo numero di pittori italiani emigrarono verso gli Elettorati tedeschi esportando il Manierismo anche in Germania.
In contemporanea in Francia il Rosso Fiorentino e il Primaticcio esportavano la lezione del primo Manierismo fiorentino.

Nessuno dei pittori emigrati in Germania è del calibro di Rosso Fiorentino, ma riuscirono lo stesso ad esportare la pittura italiana tardo rinascimentale influenzando non poco anche i pittori locali il più famoso dei quali fu Christoph Schwartz.

Fra questi pionieri vanno citati alcuni più celebri come Giulio Licinio, che esportò il gusto veneziano delle grandi pale d'altare e altri più sconosciuti come Alessandro Scalzi detto il Paduano, ma in realtà oriundo fiorentino, del quale conosciamo, quella originalissima opera che è l'affresco della  "Narrentreppe" (ovvero la scala dei buffoni) del Castello di Trausnitz presso Landshut.

Del Paduano conosciamo soltanto una parentela, era cognato, con Federico Sustris architetto e pittore olandese che collaborò con alcuni fregi e grottesche alla buona riuscita dell'impresa dell'affresco di Landshut.
Antonio Ponzano, Grottesca con personaggi di commedia, Landshut

Insieme a Giulio Licinio, che in seguito fu affiancato dal fratello Giovan Battista, l'ultimo pittore del gruppo fu Antonio Ponzano.
L'origine di quest'ultimo pittore non ci è data di sapere da documenti certi, ma essendo un aiuto del Licinio non è da scartare che anche lui fosse di origine veneta.

L'arrivo di questi pittori coincise con la nomina di Sustris quale pittore di corte dei Wittelsbach.

Intanto conviene scoprire qualche cosa in più su questi italiani improvvisamente apparsi nella valle del Danubio e i suoi affluenti.
Alessandro Scalzi, Pala di Landsberg am Lech

Del Paduano conosciamo veramente poco, una pala di un San Michele Arcangelo dipinta in collaborazione con Schwartz per la chiesa dei Teatini di Monaco.Comunque ci viene in soccorso un'altra pala d'altare, sicuramente di sua sola mano, conservata nella parrocchiale di Landsberg am Lech, con Cristo in gloria con i santi Pietro e Paolo.

In questa opera si riconosce lo stile della grande maniera fiorentina del Vasari, ma anche una certa influenza senese di Domenico Beccafumi non sembra estranea al suo stile. Anche se è difficile trovare una collocazione certa, data la mancanza di fonti sulla sua vita e gli ambienti frequentati prima dell'avventura tedesca.

Credo che in tutta, o quasi, la storia dell'arte non vi sia un pittore tanto ignorato quanto Alessandro Scalzi detto il Paduano, che se non fosse per gli affreschi di Landshut sarebbe probabilmente ancora nel Limbo dei pittori sconosciuti.

Anton Fugger chiamò Federico Sustris  ad affrescare il Palazzo dei Fugger a Monaco di Baviera nel 1568.
Ed è da questa data che conosciamo l'esistenza di Alessandro Scalzi che collaborò a questa opera.
Il Sustris fu un allievo diretto di Giorgio Vasari e fra il 1563 e il 1567 era vissuto a Firenze. Per questo motivo, oltre che per lo stile della pala di Landsberg si può dedurre che il Paduano fosse quasi sicuramente un pittore toscano, probabilmente proprio fiorentino e gli accenti vasariani non mancano certo in quest'opera.
Giulio Licinio, Gentiluomo con figlio

Se da un lato ci sono pittori toscani come lo Scalzi o toscaneggianti come il Sustris, dall'altro l'arrivo di Giulio Licinio in Baviera importa un gusto e uno stile diversi.
Giulio Licinio era membro di una dinastia di pittori veneziani. Lo zio Bernardino Licinio fu il più prestigioso e celebrato pittore della famiglia. Anche se sicuramente la parentela con il Pordenone lasciò un segno evidente nello stile di Giulio.

In quel periodo Venezia era stata monopolizzata da tre mostri sacri della pittura: Tiziano, Tintoretto e Veronese che poco spazio lasciarono ad altri pittori lagunari pur notevoli come Lorenzo Lotto, Pordenone e i Licinio, che furono tutti costretti ad andare in provincia, o all'estero come nel caso di Giulio, per poter lavorare.

Il suo stile, come si può subito notare è fortemente influenzato dal Pordenone, e non manca di un chiaroscuro tizianesco, è di evidente scuola veneta.

Giulio Licinio, la continenza di Scipione
Come si è sposato lo stile toscano d'ascendenza vasariana con quello veneto d'ascendenza tizianesca in Germania? Sempre che si sia incontrato ovviamente.
Nella sua tela La Continenza di Scipione (oggi alla National Gallery) si notano certi corpi con le muscolature guizzanti quasi michelangiolesche, e che cosa era il manierismo toscano se non il trionfo del michelangiolesco su tutti gli altri stili promosso con una grossa campagna pubblicitaria da parte del suo maggior estimatore, ovvero Giorgio Vasari?

Al seguito del Licinio troviamo Antonio Ponzano, il decoratore, pittore di grottesche, decoratore della Grotta del Residenz di Monaco, nella corte stessa dei Wittelsbach. Quindi di un artista apprezzato, e premiato con varie commissioni. Nonostante ciò del Ponzano non conosciamo niente di certo, neanche da quale parte d'Italia venisse. Sappiamo di sicuro che arrivò ad Augusta col Licinio chiamato dai Fugger, ma poi lo ritroviamo a Landshut a fare grottesche per il toscano Scalzi.
Che sia proprio Ponzano il trait-d'union fra i veneti e i toscani?
Residenz di Monaco, grottesche di Antonio Ponzano

Sicuramente il "Grottenhof" del Residenz, somigliava molto da vicino alle sue omologhe delle ville e i palazzi medicei, come la "Grotta di Boboli" del Buontalenti.
Aveva fatto lo stesso uso dei materiali marini come spugne e conchiglie di Buontalenti. La direzione architettonica del Sustris sostituì la grotta con uno spazio praticabile, quasi un espediente teatrale o un palcoscenico delle meraviglie che sono queste donne e questi uomini fatti solo di conchiglie.

Quindi il Ponzano non era un vero e proprio pittore quanto piuttosto un decoratore, lo stile delle sue grottesche non ci danno nessun riferimento geografico, somiglia a tanti suoi colleghi, anche molto più famosi come Marco da Faenza, Giovanni da Udine (il più celebre in assoluto) e Morto da Feltre.
L'unica cosa che unisce tutti questi pittori-decoratori è la provenienza veneto-romagnola, quindi la presenza del Ponzano fra i collaboratori del Licinio potrebbe essere spiegata da una consuetudine consolidata dei veneti, ma così non è.
Grottesche romane, Domus Aurea, Roma

La grottesca è uno stile che per primo ritroviamo tra i pittori romani classici. Lo stesso nome di grottesca deriva da "grotta". Le prime decorazioni a grottesca furono infatti scoperte nella Domus Aurea di Nerone, poiché questa si trovava sotto la sede stradale della Roma  rinascimentale si credette di ritrovare una decorazione classica di ambienti sotterranei. I primi a riportare in vita questa decorazione furono i pittori della cerchia di Raffaello e poi si diffusero anche nel resto della penisola.

Diversa è la storia del Grottenhof, oltre le grottesche, come abbiamo detto, il Ponzano si rivolge ad una tipologia di decorazione classica del '500, quella con materiali marini, diffusa soprattutto in area toscana.
Sustris, Ponzano, Candid, Grottenhof, Residenz, Monaco
Non a caso abbiamo citato Bernardo Buontalenti, un genio della decorazione cortigiana come termine di paragone. Con il Ponzano alla grotta del Residenz di Monaco lavorarono Sustris, per la parte architettonica, e il collaboratore fiammingo degli italiani: Pieter de Witte detto Peter Candid.

Anche il de Witte veniva dalla Toscana, dove collaborò con il Vasari e Taddeo Zuccari al grandioso affresco della volta della cupola di Filippo Brunelleschi. Quindi anche lui di scuola manierista fiorentina. Piano piano stiamo scoprendo come più da Firenze che da Venezia l'influsso manieristico si diffuse in Baviera.

In genere quando si pensa al mecenatismo dei Wittelsbach si fa riferimento al periodo dell'ultimo re, il celebre Ludwig, quello del bellissimo film di Luchino Visconti, e la protezione che offrì a Wagner, molto contestata dalla corte e i cittadini a causa delle folli spese del giovane sovrano. Influenzato dal maestro di Lipsia, e ricalcando i motivi delle sue opere fece costruire i famosi castelli in stile neogotico e neorococò. Ma il mecenatismo dei Wittelsbach, come abbiamo visto, parte da più lontano, almeno da questi pittori cinquecenteschi poco considerati in patria ma dei maestri riconosciuti in area Svevo-bavarese.

Parleremo altrove degli affreschi di Landshut poichè hanno diritto ad una disamina più approfondita.

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